Intervista di Arianna Parisi
Com’era come papà, Loredana?
“Mio padre era un uomo di poche parole, ma di grande azione, capacità decisionali, concretezza, generosità, correttezza e creativita’. Le sue parole erano fatti di valore, coinvolgeva tutti, dalla famiglia all’intera popolazione in occasioni di crescita e allenamento morale.
Cosa ti raccontava del periodo militare?
“Ricordo che da piccola mi prendeva per mano e mi portava davanti al monumento dei caduti, parlandomi con emozione delle vite racchiuse in quel simbolo. Lui stesso in prima persona , aveva vissuto, come maresciallo dell’esercito italiano, gli orrori del secondo conflitto mondiale e ne portava addosso i segni. Sapeva ben riconoscere il senso della vita e del tempo e ci credeva fermamente”.
Cosa amava fare papà?
Amava il suo lavoro, prendersi cura della sua famiglia e degli altri. Era un uomo di fede e nella nostra casa di campagna realizzò una cappella dove in estate si celebrava la Messa, circondata dai suoi fiori e alberi che tanto amava curare.
È lui che mi ha trasmesso l’amore per la natura.
Ogni anno organizzava la “Giornata del Ringraziamento” con convegni e attività che culminavano con la Messa in cui venivano offerti a Dio e ai poveri i migliori frutti della terra. Era un momento di condivisione tra grandi e piccoli. Si rendeva grazie a Dio per la bellezza del creato”.
“Era un padre e una persona che trasmetteva tanto amore – conclude con un pizzico d’emozione -. Nonostante il suo vissuto e la sua dolorosa malattia aveva entusiasmo e amore per la vita. È stato semplicemente un esempio di vita. Ritengo che onorare la memoria del passato possa essere utile a creare una memoria per un futuro migliore”.